di Luigi Pirandello
regia di Gianni Poliziani

Teatro comunale degli Arrischianti

Un testo straordinario e di estrema attualità, un condensato di tutte le debolezze, le meschinità e il condizionamento della natura umana.

Il mettere la propria esistenza al servizio di una convenzione non scritta,  ma stabilita e fortemente richiesta dalla società civile. Una società civile che “obbliga” tutti a vivere dietro un  paravento, ognuno il suo, nei termini e nei modi che ciascuno di noi sceglie o si fa scegliere, obbedendo a precisi canoni di comportamento. Lo stesso paravento che quasi sempre nasconde soprusi domestici di inaudita violenza e che sono destinati a rimanere sempre sotto cenere e a far si che il nostro Pupo – (la nostra faccia, la nostra quotidianità), possa sempre e sopra a tutto apparire rispettabile e privo di ombre.

Ogni persona ha una “maschera” e dà una “maschera” agli altri non arrivando mai così a far conoscere veramente il vero sè stesso nè a conoscere mai le persone che lo circondano.

Un uomo e una donna consapevolmente traditi  negli affetti, ma con reazioni diametralmente opposte, fanno da locomotiva trainante alla vicenda ambientata in una Sicilia dell’immediato dopoguerra, che è soltanto immagine speculare di tutto un mondo.  Nello scarno spazio di un interno borghese, si intrecciano le cupe vicende dello scrivano Ciampa e della sua antagonista Beatrice e del mondo che li circonda.

Mentre il primo dedica la sua esistenza alla conservazione  quasi ossessiva del proprio “apparato-bunker”  familiare – nonostante la piena coscienza di un rapporto tradito – l’altra si getta coraggiosamente in un velleitario tentativo di ribellione sognando una sorta di emancipazione, ma venendo tradita persino dai suo affetti più cari.

Entrambi vittime e carnefici di un gioco al massacro che li vedrà inevitabilmente perdenti.